Gloria Pastore
(Napoli, 1949. Vive e lavora a Napoli)
Gloria Pastore si diploma in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli, e si specializza in Storia dell’Arte. Dal padre musicista, compositore e flautista dell’orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, e dalla madre violoncellista, si forma e apprende “la costante ricerca per la perfezione e per la bellezza a cui la musica induce” (Pastore 2014). Questi elementi diventano tratti costanti del suo lavoro, attento a collegare unità e molteplicità, interazioni e diversità, opposizioni e corrispondenze.
Espone nel 1983 alla Galleria San Carlo di Napoli, con la prima personale Leda ed il cigno, a cura di Enrico Crispolti, in cui diventa già nodale il tema della memoria del presente. “La Pastore lavora sui codici di un privato sociale, quindi collettivo, non come questione di sfuggente intimismo, ma su archetipi collettivi, come lo è antropologicamente la soggettività fantastica dell’immaginario” (Crispolti 1983). Questi temi animano i suoi lavori in Germania, prima nel 1982 a Documenta Urbana a Kassel a cui partecipa con Frammenti di Quotidiano, invadendo lo spazio urbano con tessuti ed asciugamani stesi su cui elabora racconti della quotidianità; e successivamente nel 1986 con Installationen im Goldenen Loch, in cui interviene su una vecchia parete rudere di guerra su cui elabora pittoricamente una proiezione del paesaggio circostante per evidenziare inediti dialoghi di differenti realtà sociali: immigranti e ricca società tedesca.
Nel 1984 in occasione di Intervento Omocromico a Gravina di Puglia, installazione su di un terreno agricolo, si confronta sul tema dello “sguardo”, come necessità di acuire la capacità di leggere oltre le cose gli infiniti sensi che esercitano. Così in Ilo, nella pancia di una vecchia nave in demolizione, gli oggetti snaturati dalla loro primaria appartenenza, subiscono mutamenti per divenire altro e al Museo Laboratorio dell’Università La Sapienza di Roma con la personale “Guardo” .Ed. Cangemi.
Nell’opera “La nuova specie” ’94 prende forma una grossa sfera nera in plexiglass sfaccettata come un diamante, dove il guadare dentro e fuori attraverso un foro propone una doppia visione. Opera esposta a Napoli a Castel Sant’Elmo nel 2000, che poi verrà sviluppata e collocata con il titolo di Marte (in alluminio e mosaico rosso) nei giardini del Museo di Capo Colonna a Crotone.
Nel 1992 nella personale a Castel dell’Ovo a Napoli, Rosa-rosae, Gloria Pastore dà avvio a una sorta di work in progress che nel tempo assumerà infinite forme e combinazioni, partendo dal gesto di una mano che strappa un foglio di carta e che determina molteplici combinazioni, come i petali di una rosa, che, aprendosi diversamente, segnano infiniti passaggi chiaroscurali, rievocando, ancora una volta, il senso dell’uno e del molteplice, dell’enigma e delle trasformazioni costanti. Inoltre compare, da ora in poi, una predominanza dell’appartenenza territoriale, attraverso, ad esempio, l’uso di elementi di natura vulcanica. “L’identità, l’appartenenza, quanto più è radicata nella coscienza e consapevolezza dell’essere, tanto più rende l’individuo libero cittadino del mondo. Abitare nel suo luogo e nel non luogo, capace di interpretazioni diversificate che gli consente di essere Uno nel Molteplice”, afferma l’artista.
La Pastore tra il 1994 e il 1995 realizza una serie di opere denominate Partiture, esposte prima in occasione della mostra “Tutto è nello stesso tempo nello stesso luogo qui o altrove” alla galleria Scalise di Napoli e, successivamente a Oltremare alla Galleria Bocchi di Roma e alla Biennale Natura e Ambiente a Palazzo delle Esposizioni di Roma: teche in plexiglass, disposte su un’ampia parete, inglobano oggetti, disegni, collage stratificati o elaborazioni fotografiche, proponendo un viaggio senza tempo e senza luogo che è quella memoria lontana di un vissuto che è appartenuto a ciascuno di noi. Su questa traccia realizza anche il ciclo Firenze e dintorni, Puccini, Melodramma, Ma-donne, Pompei (oggi nelle collezioni Sandretto, Spanu, Mac Gregory Montgomery, città di Berna e Museo del ‘900 Castel Sant’Elmo), realizzato su vecchi tessuti damascati o in seta, quasi sempre di San Leucio, su cui collage e pitture contribuiscono alla stratificazione di un racconto complesso.
Contemporaneamente Gloria Pastore dà inizio al ciclo Ironic Sound, di cui scarpe, cravatte e borse costituiscono elementi di un lavoro in continua trasformazione. Con The shoes – esposte per la prima volta a Salerno nel 1995 alla Galleria Paola Verreggia, poi a Los Angeles e a Londra nel 2003 – l’artista parte come sempre da elementi reali, con i quali, attraverso collage pitture o assemblaggi vari, realizza vere e proprie “scialuppe della memoria”, ricche di significati, che raccontano di vizi privati e pubbliche virtù, segni evidenti di luoghi comuni che ci appartengono e che sono capillarmente diffusi.
Dal 1997 si delinea nel lavoro della Pastore in maniera più evidente un interesse, già espresso nel 1990, per la scultura a tutto tondo, in particolare per il corpo con le sue implicazioni e sconfinamenti. Ne “La natura delle cose” ,infatti, (Galleria Dina Carola, personale, Napoli 1996; Disidentico, Palazzo Branciforte, Palermo 1998; Castelnuovo, Napoli 1999) il corpo nudo di un ermafrodito riposa dormiente su di un mosaico di Swarovski di ispirazione orientale, all’interno di un’articolata installazione memoriale e fotografica, in continua corrispondenza di rinvii tra macro e microelementi. Questo tema è la traccia che l’artista segue ancora con Corpus-Mens, Corpus-Mens tattoo, Le Vesuviane (esposto al Museo di Sant’Agostino a Genova nel 2015) e con gli ultimi lavori: Plastic woman-L’inganno e La Psiche di Capua.
Nel 2001 le viene commissionata Made in Naples per la Stazione di Salvator Rosa della Metropolitana di Napoli (linea 1), opera successivamente trafugata. In un vecchia cappella ottocentesca l’artista sistema una grossa parete di plexiglass, sulla quale posiziona in ordine geometrico 18 blocchi dello stesso materiale a forma di cassette la cui lastra anteriore è volutamente deformata tanto da invitare a mettere a fuoco lo sguardo per percepirne l’interno in cui sono inglobati oggetti vari, icone che appartengono alla cultura napoletana: dalla statuetta di San Gennaro al calamaio Borbonico alle conchiglie di Torre del Greco ecc. In questa diversità eclettica di opere, dalla scultura ai tessuti ai lavori ironici delle scarpe alle elaborazioni digitali fotografiche al puro disegno o alla pittura, la centralità ispiratrice permane sempre ‘lo sguardo’ nel rapporto tra natura e storia, tra realtà ed elaborazione artistica, tra patrimonio culturale e sconfinamento in altre culture e linguaggi.
Ispirandosi al Gabinetto dell’eros del Museo Archeologico di Napoli, la Pastore nel 2003 realizza nel museo napoletano la personale “ Le scatole dell’eros”, mettendo in evidenza l’ambiguità dell’esistenza e indagando sulla condizione dell’eros nella società attuale dei consumi. Questo tema viene affrontato attraverso una scultura, corpo sacrificale di una prostituta di etnia Magiara. Anche nelle sue successive installazioni (“Il pescatore di perle”, Museo Archeologico Nazionale, personale, Napoli 2010), la Pastore focalizza lo sguardo sull’aspetto sociale ed antropologico della condizione umana nel suo svolgersi nella realtà per raccontare “ una metafora del viaggio della vita, simbolo del cammino interiore dell’uomo alla ricerca di se stesso e della perfezione”, come afferma l’artista (Pastore 2014). Anche nei suoi ultimi lavori (Vero falso o Falso vero) gli elementi giocano sull’ambiguità del vedere, tra ciò che appare vero e ciò che appare falso. In ”Plastic Woman-L’inganno”, esposta nel 2011 a Campania Senses (CAM _ Casoria Contemporary Art Museum, mostra promossa dal Padiglione Italia, Biennale di Venezia 2011) e, successivamente a Napoli a Paleocontemporenea nel 2013, l’artista riflette sull’ambiguità esistente tra la verità e ciò che la simula: la figura di una donna sensuale, distesa in un atteggiamento provocatorio, allude ad una bellezza artificiale ingannevole. “Una verità che interroga se stessa. Nella percezione è intrinseco l’inganno e la verità vive solo in relazione con la parte più nascosta di noi stessi nell’inconscio, nel nostro pensiero.”(Pastore)
[OSdV]
Testi citati in scheda:
E. Crispolti, Leda e il cigno, Edizione San Carlo……..Napoli 1983;
Mostre selezione:
Documenta Urbana, Kassel (Germania) ‘82; Galleria San Carlo, “Leda e il cigno”, personale, Napoli ‘83; Gravina di Puglia, “Intervento omocromico” ‘84;Artisti italiani a Berna’84; Goldenen Lock, Kassel (Germania) ‘87; Castel dell’Ovo,”,Rosa-Rosae”,personale Napoli ‘92; Galleria Scalise, “Tutto è…..”,Personale, Napoli ‘94; Galleria Bocchi, Oltremare, personale, Roma ‘95;Galleria Dina Carola,”La natura delle cose”,personale, Napoli ‘96; Palazzo Branciforte “,Disidentico”, Palermo ‘98- Castelnuovo, Napoli ‘99; Real Bosco di Capodimonte, Napoli ‘99; Piazza del Plebiscito,”bandiere di maggio”, Napoli 2000;Metropolitana di Napoli,opera pubblica “Made in Naples”2001; Museo Archeologico nazionale “Le scatole dell’Eros”, Napoli 2003; Italian Cultural Institute “Made in Naples”, personale, London 2004; Univ. La Sapienza,”Guardo”,personale, Roma 2004; Latitude 30-40, Los Angeles, 2010; Museo Archeologico Nazionale,”Il pescatore di perle”, personale,Napoli 2010; Biennale di Venezia, 2011; Rewind. Arte a Napoli ‘80-‘90, Castel Sant’Elmo, Napoli, 2014; Museo Sant’Agostino, “ le vesuviane”, personale, Genova 2015; Palazzo Rosso,”lo sguardo di Henry James, Genova 2016; Museo Archeologico di Napoli, Psiche ed altre storie (personale,) a cura di Marco De Gemmis e Patrizia Di Maggio, 2018 Napoli; Fondazione Scienza e Tecnica, Gli Angeli degli astri (personale), L’intervento del proggetto Il cielo negato. Le donne ei loro contributi alla scienza, a cura di B.Veermer, 2018 Napoli; Museo Madre, Doni, – Autori campani, l’organizzazione del proggetto Imago Mundi promosso da Luciano Benetton, a cura di C.Pirozzi
Bibliografia selezionata:
Tutto è nello stesso tempo nello stesso luogo qui o altrove, cat. mostra Galleria Scalise, Napoli 1994; Disidentico, cat. mostra, Castelnuovo, Napoli 1999; Il bosco sacro dell’arte, cat. mostra Real Bosco di Capodimonte, Napoli 1999; Le scatole dell’eros, cat. mostra Museo Archeologico Nazionale, Napoli 2003; cat. Mostra Made in Naples, Londra 2004; cat. mostra Gloria Pastore. Guardo, Roma 2007; cat. mostra Latitude 30-40, Los Angeles, 2010; Gloria Pastore. Il pescatore di perle, cat. mostra Museo Archeologico Nazionale, Napoli 2010; Rewind. Arte a Napoli, Castel Sant’Elmo, 2014.
Sito dell’artista:
www.gloriapastore.it www.gloriapastore.blogspot.it