Agitare prima dell’uso
OPERE SCELTE DEGLI ARTISTI
Sergio D’ANGELO Lucio DEL PEZZO Salvatore EMBLEMA
Marcolino GANDINI Jan KNAP Jiří KOLÁŘ Sandro MELE
Hidetoshi NAGASAWA Mimmo PALADINO Luca PIGNATELLI
Jacopo RICCIARDI Mario SCHIFANO Lu YUMEI
DICEMBRE 2024 – MARZO 2025
Inaugurazione venerdì 13 dicembre ore 17,30
Per quanto la si voglia viva e indipendente, attiva, un’opera d’arte deve essere “agitata prima dell’uso” per esprimersi, essa lo è dal suo spettatore, e non basta guardarla, essa vuole la mente dello spettatore, una mente attiva, anch’essa “agitata prima dell’uso” da ‘chi’ sta guardando, una mente che desidera profondamente capire ciò che non capisce nell’oggetto che le sta davanti. Per quanto ci si “agiti prima dell’uso” e si arrivi preparati davanti all’opera d’arte, l’orizzonte di questa non è mai raggiunto: l’opera d’arte è inesauribile, e procura una grande gioia a chi le si abbandona.
Lo spazio napoletano ‘area24SPACE’ è attivo dal 2004 sotto l’abile operato di Andrea Della Rossa, instancabile e fine “agitatore” di opere d’arte, e per di più impeccabile allestitore – e questo quanto aiuta il mescolamento di opera e visitatore insieme!
Negli anni l’operato prezioso della galleria consiste nell’intreccio di artisti rinomati, appartenenti alla storia dell’Arte, con giovani, meno conosciuti, che si confrontano, e così cercano il loro posto, legandosi alle radici dell’arte.
Ora, il precipitato messo in opera, nelle due stanze dello spazio, si solleva attendendo le menti visitatrici.
Sì entra. Ecco Sergio D’Angelo che fa dell’informale una performance di segni, ed essi suggeriscono una scrittura addirittura orientale che si orchestra in un vuoto tridimensionale. Lucio del Pezzo, con un’opera capolavoro del 1960, fortemente materica e oggettificante, complesso meccanismo, ha un’anima misterica e pratica insieme. Il quadro e il disegno di Marcolino Gandini ci ricordano che il destino della geometria non deve essere dimenticato poiché non insegue più l’astrazione ma la fisicità del reale, e che lo spazio dentro e fuori l’opera deve essere rivelato ed indagato come un unico aspetto, in una potente alternativa alla superficie aperta di Lucio Fontana. In Hidetoshi Nagasawa i materiali diventano sensibili e si esprimono, parlano quasi. Jiří Kolář fa perdere una narrazione nel mentre si ricostruisce, e quanto è sincero il fascino emanato. C’è Mario Schifano con un dipinto che ben mostra lo smontaggio e il rimontaggio di un’immagine misurando la fragilità attrattiva tra gli elementi. E Luca Pignatelli sembra asserire e poi chiedere: “La realtà è un fantasma. O il contrario?”. Lu Yumei si interroga sul veritiero esserci dell’essere, in un altalenante dubbio fruttuoso. Nelle due opere di Jacopo Ricciardi natura e architettura si sfidano, e l’unione è basata sulla separazione. E nel mentre ci si interroga sull’immagine fintamente ingenua di Jan Knap, un retrogusto si insinua nel sognante, ed ecco Sandro Mele che accumula stralci di un diario di immagini-simbolo dove il reale trabocca, dolce e severo. Infine due multipli di Mimmo Paladino e Salvatore Emblema, il primo scompone e reitera il riferimento classico, il secondo cita gli elementi naturali e la loro interdipendenza con dei colori che si impadroniscono della fibra di juta.
Da questa mostra, ben “agitata prima dell’uso”, sale il “precipitato” della persistenza del figurativo che resiste o rimonta, rispecchiando un bisogno profondo dell’uomo di legarsi al mondo – e le opere si desumono dal moltiplicarsi dei ‘modi’ dell’Arte del Novecento.
AREA24 space
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ORARIO: Solo per appuntamento